Cenni

Storici

Opera Diocesana

La creazione dell’Opera Diocesana Sant’Alberto Vescovo è frutto di un’evoluzione che è possibile riassumere in tre passaggi: l’istituzione della Pontificia Opera di Assistenza, dell’Opera Diocesana di Assistenza e infine dell’Opera Diocesana Sant’Alberto Vescovo.

La POA fu fondata nel 1953 con sede a Roma. La direzione della stessa era affidata da Papa Pio XII a una Commissione Cardinalizia il cui intento primario era la promozione di attività assistenziali e sociali secondo i principi di carità evangelica. L’organo che delineava le linee di condotta della POA era il Consiglio, al quale spettava l’individuazione dei problemi della comunità, problemi propri della Diocesi di residenza come anche delle Diocesi limitrofe.

Necessaria fu quindi la costituzione da parte della POA, dell’ODA (Opera Diocesana di Assistenza), organo che doveva essere presente in ogni Diocesi. L’attività dell’ODA quindi era appannaggio della Diocesi ma non solo: l’ente aveva il compito di collaborare con altre Diocesi in iniziative interdiocesane e nazionali. Risale al 1954 la creazione dello statuto dell’ODA della Diocesi di Lodi. In questo documento vengono elencate le attività assistenziali che concretamente si attuavano nella comunità, e cioè:

  • la realizzazione di colonie marine e montane per bambini, giovani e nuclei familiari; esse offrivano la possibilità di un soggiorno benefico alla salute di persone che altrimenti non avrebbero potuto permetterselo;
  • la gestione di spacci alimentari, la cura di Mense aziendali e Cucine diurne che venivano incontro all’esigenza primaria di sfamare la popolazione in difficoltà economiche;
  • l’allestimento di Cantieri per disoccupati e scuole professionali, artigiane e studio di piani di comune lavoro che creavano occupazione e un futuro ai giovani;
  • assistenza tecnica e materiale all’organizzazione di Colonie fluviali o elioterapiche parrocchiali a scopo salutistico.

Secondo il verbale del Consiglio dell’ODA datato 24 ottobre 1953, le due Colonie marittime di Bellaria e Moneglia e quella montana di Chiesa Valmalenco, contavano la presenza in un’estate di 1.564 bambini del Lodigiano, di cui 1.069 al mare e 495 in montagna. Questo a testimonianza della portata sociale che avevano queste opere negli anni ‘50.

 

(testo di Laura Cavioni)